E’ l’amico è…

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.qualcosa che più ce né meglio è. E’ un silenzio che può diventare musica da cantare in coro io e te. (Se avete più di 30 anni l’avete letta cantando, e non dite di no..)

Questo è ciò che dice la famosa canzone, ma sul lavoro è davvero così?

Ammetto non sono molto brava con le relazioni umane, probabilmente perché ho il pessimo difetto di dire le cose in faccia alla gente senza molto tatto. Diciamo che fortunatamente non ho intrapreso la carriera diplomatica. Ovvio non con i clienti, ma se lavoro con qualcuno mi piace dire pane al pane e vino al vino. Credo sia fondamentale, per lavorare bene non portare rancore a qualcuno e dire le cose quando è necessario. Purtroppo non tutti la pensano come me.

Ancora peggio nella vita privata, non mi piace frequentare chi non mi piace, non ho abbastanza tempo ( contrario di quanto si crede pensando ad una disoccupata).

Ma nonostante questo mio difetto ho instaurato rapporti di amicizia che a distanza anche di 10 anni in un caso e 6 in un altro durano ancora.

Si tratta di Pel di Carota, amica di quando ero una giovane apprendista e lei faceva la stagione estiva in una nota catena di negozi e di Mr. Visual, come dice il nome visual di una catena per la quale entrambi abbiamo lavorato poco tempo, con poche soddisfazioni.

Pel di Carota è una ragazza, ormai una donna, fantastica nei suoi umani difetti. Solo che nemmeno lei sa di esserlo e questo è il suo più grande difetto. A distanza di 10 anni ci sentiamo, non spesso, non tutti i giorni, anzi a volte passano mesi senza sentirci ma ogni volta è come se ci fossimo salutate il giorno prima al lavoro davanti alla metro dove ci salutavamo da ragazzine.

Ci siamo piaciute da subito direi, ci accomunavano esperienza di vita familiare simili, percorsi comuni e anche gusti comuni. Non in fatto di ragazzi cosa che quando hai vent’anni certo non guasta. Ci siamo offerte innumerevoli volte la spalla su cui piangere o ridere e ancora oggi lo facciamo. Pur non sentendoci spesso, perché le nostre strade sono completamente diverse, sappiamo di poter sempre contare l’una sull’altra.

Creo che la nostra “storia” funzioni in virtù del fatto che ci diciamo le cose come le pensiamo, ma l’amicizia è anche questo.

Giusto per dire, le voglio bene!

Eh sì, sono proprio una disoccupata sentimentale io!

E poi, anni dopo, ho conosciuto Mr. Visual. Si era già più grandi (lui di più, mi odierà per averlo detto!), e condividevamo un lavoro in un posto orrendo. Lavoravamo entrambi per l’Australopiteco, vi ricordate?

In ogni caso ci sentivamo tutti i giorni, in parte perché era imposto dal lavoro e in parte perché mal comune mezzo gaudio.

Alla fine da me a far le vetrine non lo mandavano più, non ho mai capito perché….forse perché avevano capito che facevamo comunella?!

E’ scontato che anche dopo il licenziamento non ci siamo persi, e lui non ha lavorato per quell’azienda ancora per molto.

Anche con lui non ci sentiamo spesso, per un motivo o l’altro, ma quando ci sentiamo il tempo è come si fosse fermato.

Penso che sia questo ciò che conta in amicizia, che il tempo sembri sempre fermo all’ultimo momento in cui ci si è salutati.

E voglio bene anche a lui.

Ci sono persone che davvero migliorano la tua vita lavorativa solo con la loro presenza.

Che ti aiutano a superare una giornata di lavoro pesante, noioso grazie ad uno sguardo o ad una parola.

Credo sia d’obbligo ricordarsi sempre di ringraziare queste splendide persone.

 

Disoccupata con Brio 

 

L’importanza di chiamarsi CV

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Una cosa l’ho capita da Gennaio ad oggi, se non hai il Cv giusto non ti chiama nessuno.

Mi direte bella scoperta, già, ma io ero convinta bastasse mettere giù le esperienze che hai fatto, i miei dati personali, due considerazioni e l’autorizzazione per la privacy.

Era tutto corretto, senza errori, molto semplice.

Ma a quanto pare avevo il cv più schifoso della terra.

Quando ho iniziato la ricerca attiva con la mia Operatrice, come già detto ero davvero titubante nell’affrontarla. Per non dire un po’ scocciata, la consideravo davvero una perdita di tempo. Infondo cosa poteva fare lei che io già non facessi, davvero avevo bisogno di avere qualcuno che mi dicesse come inviare i cv?

No, ovviamente, anche perché nelle poche (purtroppo) ore insieme non hai il tempo materiale di inviare una quantità tale di Cv in giro da avere l’opportunità di essere chiamate.

Perché, diciamolo, per aver l’opportunità di essere chiamate da un’azienda devi aver mandato almeno 10-15 CV fate il conto, ogni colloquio ottenuto sono almeno 10-15 CV inviati. E’ un lavoro a tempo pieno, impegnativo, che occupa la maggior parte del tuo tempo e delle tue energie. Non fisiche ovviamente, ma mentali sì! La speranza che ti si accende ogni volta che invii un CV, i castelli che già ti fai nel remoto caso, non di essere assunta, ma che miracolo dei miracoli vieni chiamata per il colloquio. Colloquio agognato come l’acqua nel deserto.

Come già detto più volte e come avevo sostenuto al tempo con la mia Fatina (come dice qualcuno) Operatrice, non capivo davvero il senso.

L’ho capito quando hanno iniziato a chiamarmi per i colloqui.

Mi chiedevo perché in tutti questi anni il mio modus operandi di invio CV è sempre stato lo stesso eppure nessuno mi ha mai chiamata? Cosa facevo di diverso?

Infojobs.it a parte.

La parte diversa era il mio CV. Le informazioni, ovviamente, le stesse ma era certamente più accattivante, moderno, sicuramente quello che le aziende volevano vedere. Il contrario del mio CV.

Alla luce di questo non ringrazierò mai abbastanza la mia Fatina Operatrice.

Sia chiaro non mi lamento, anzi, sto avendo delle belle opportunità, ma un po’ mi scoccia. Voglio dire, la sostanza del mio CV è la stessa negli ultimi 3 anni, non avendo lavorato non è cambiato. Davvero è più l’estetica del CV che non il contenuto stesso?

Questo un po’ mi fa rabbia.

Se non avessi avuto la fortuna di incontrare Fatina Operatrice sarei ancora relegata ai margini della vana consegna CV all’umanità per niente.

Se tanto mi dà tanto vuol dire che in questi anni, magari, hanno chiamato gente con meno competenze delle mie ma con CV più belli?

Accidenti!!

 

Disoccupata con Brio

 

Il ritorno dell’Umpa Lumpa

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Vi ricordate il mio colloquio con  Umpa Lumpa? Ecco settimana scorsa mi chiama la solita AgenziaInterinalediTurno e mi dice:” Ciao Disoccupata con Brio, come va? Stai ancora cercando lavoro? Vorrei proporti un colloquio con questo negozio.”

Io:” Ma ho già fatto il colloquio con loro.”

Silenzio, vedo chiaramente i covoni di paglia che rotolano per l’ufficio.

AgenziaInterinalediTurno un po’ imbarazzata mi dice che stanno facendo di nuovo colloqui, questa volta verranno fatti direttamente dall’azienda.

Dico che per me va benissimo e mi accordo per giorno e ora.

Intanto ovviamente rifletto. La prima riflessione sicuramente è che nelle agenzie interinali non si scrivono dove mandano gli iscritti a fare i colloqui, andiamo bene mi dico. Riflessione successiva è chiaro che dopo la prima assunta da Umpa Lumpa e che dovevo sostituire quando feci il primo colloquio ma venne assunta un’altra ragazza e quest’altra ragazza ,non sono state scelte vincenti e che l’azienda ha preso in mano la situazione. Quindi Umpa Lumpa oltre a non sapersi truccare non sa nemmeno fare i colloqui…

Riflessioni a parte, arriva il giorno del colloquio. Stranamente non è a Molto Molto Molto Lontano. Il colloquio si tiene nel centro commerciale dove è locato il punto vendita. Arrivo con discreto anticipo. Mi siedo in un angolino appartato a leggere, l’occhio mi cade su una signora seduta a uno dei tavolini davanti all’ingresso con dei curriculum davanti la quale parla ad una ragazza. Quindi fanno i colloqui, molto professionalmente, al tavolino del centro commerciale.

Pazienza.

Quando mancano cinque minuti all’ora del mio colloquio entro nel negozio e mi presento, sorpresa sorpresa la mia amica Umpa Lumpa. Lei mi guarda, gira la testa e mi chiede se non ci siamo già viste. Le rispondo che mi ha già fatto un colloquio tempo prima. Annuisce pensierosa, e mi dice, attenzione, che lei era indecisa tra me e un’altra ragazza e che aveva mandato entrambi i nostri Cv in azienda e che la responsabile in azienda poi ci aveva fatto un’intervista telefonica….un’intervista telefonica? questa mi mancava proprio, peccato. Le dico che non sono stata contattata da nessuno. E’ evidentemente imbarazzata e quindi ho il tempo di notare che oggi è pallidina, niente fondotinta Umpa Lumpa numero 05. Non sembra nemmeno lei.

Comunque entra la responsabile dell’azienda la quale si presenta e mi dice di accomodarmi ad uno dei tavolini, scusate ma lo trovo un po’ triste. Intanto sento che, ormai ex, Umpa Lumpa le dice che aveva mandato il mio CV alla sua attenzione.

Mi accomodo al tavolino e inizia il colloquio che direi si svolge con le solite domande di rito. Ma finito il colloquio mi dice che per lei va bene cosi e non ha altro da chiedermi e di passare dal suo collega e indica un tavolino poco più in là dove siede un uomo, il quale ha ricreato la scrivania dell’ufficio ad uno dei tavolini del bar, manca solo la foto dei figli…resto un po’ perplessa e dubbiosa comunque vado.

L’uomo Ufficio Portatile si presenta come Area Manager e mi fa le stesse domande della sua collega dopo avermi fatto attendere la fine di una telefonata, la quale ha iniziato il colloquio con un’altra ragazza. Fanno i colloqui tipo catena di montaggio, non potevano dimezzare i tempi e fare il colloquio insieme? Mi sforzo ma non capisco.

Finisco il colloquio, saluto e me ne vado.

Ora attendo un gentile riscontro.

Anche se continuo a non capire certe cose.

Disoccupata con Brio

 

 

Soffrire di colloquio precoce…

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Ho fatto un colloquio. E direte che novità, solo quelli fai!!

Un colloquio strano.

Insomma parto dalla mia magione che ovviamente era a km di distanza dalla sede del colloquio. Il suddetto colloquio si svolgeva all’interno del punto vendita in un centro commerciale per una nota compagnia telefonica.

Parto, al solito con largo anticipo perché ho sempre il terrore di non essere puntale, di trovare traffico, gli alieni che bloccano la strada o qualche altro evento fuori dal mio controllo. Ciuchino sul sedile posteriore, fedele compagno di avventure.

Arrivo in questo centro commerciale ovviamente con largo anticipo, poco male faccio un giretto, mi guardo le vetrine, mi mangio un gelato…no il gelato no, sono a dieta.

Avevo il colloquio alle 15.45, alle 15.40 mi trovo davanti al punto vendita.

Il punto vendita è più simile a uno sgabuzzino per le dimensioni, ma si sa le dimensioni non contano. La cosa buffa è che accalcate dietro al bancone ci sono non una, non due, non tre ma quattro addette alla vendita…e non essendo abbastanza a ballare l’Hully gully arriva anche la quinta.

Negozio vuoto e cinque commesse a guardarsi in faccia e a chiacchierare.

Ero lì ad aspettare quindi sentivo cosa diceva, parlavano di tutto tranne che di lavoro.

In ogni caso saluto e mi presento e faccio presente di avere un colloquio alle 15.45, a quel punto tutte e cinque all’unisono, che nemmeno una squadra di nuoto sincronizzato alle olimpiadi è così perfetta nel movimento, e a me viene voglia di tirar su un cartello con scritto “10” per premiarle. Mi viene spontaneo guardare nella stessa direzione e noto una piccola penisola che spunta dal muro con due sgabelli, tipo tavolino da cucina, bancone di un bar…boh, non saprei nemmeno io come descriverlo, il tutto di un bianco che più bianco non si può. Seduti ai due sgabelli una ragazza e un giovane virgulto dal capello corvino e camicia bianca che più bianca non si può.

Davanti al nuovo testimonial del Dixan un pc con il frutto proibito della conoscenza.

Una delle cinque sincronizzate commesse mi dice di attendere che finisca il colloquio.

Attendo.

Alle 15.45 precise mi fa accomodare, sono certa dell’ora perché nell’attesa stavo whatsappando con la mia amica Ingegnera Creativa.

Attenzione all’orario.

Mi siedo e Omino Bianco mi dice che non ha il mio CV, pazienza ne ho uno io.

Poi mi prende in contropiede e invece di chiedere le mie esperienze passate mi dice che cercano una figura a completamento organico per il punto vendita dove ci troviamo. Ma sono già in cinque, davvero devono completare l’organico, mi chiedo tra me e me.

Comunque lui continua e mi dice che nel caso di esito positivo avrei ricevuto un test via mail e se avessi passato il test avrei avuto l’onore di avere un altro colloquio con lui.

Io ascolto.

A questo punto mi chiede come gestisco le vendite e io rispondo che devo prima capire chi ho davanti e cosa desidera il cliente e che non tutte le vendite sono uguali.

Omino Bianco alza la testa dal suo pc, perché ovviamente non è più in uso guardare la persona con la quale parli, sarebbe forse troppo educato.Mi guarda e mi dice bella risposta.

Ancora non mi chiede delle mie esperienze precedenti. Non mi fa nessuna delle domande consuete.

Ammetto sono un po’sconcertata.

Ma Omino Bianco mi tende la mano, mi ringrazia e saluta.

Mi alzo, saluto a mia volta, ringrazio e me ne vado. Andando via prendo il mio cellulare e guardo l’ora 15.50.

Il colloquio più veloce di sempre. Sono andata via insoddisfatta, un’ora di macchina per cinque miseri minuti di colloquio nel quale non mi hai chiesto assolutamente niente di me, e non sapevi niente di me in quanto, eri talmente organizzato da non avere nemmeno il mio CV.

Il giovane Omino Bianco a mio parere o aveva ben poca esperienza in fatto di colloqui

o soffriva di colloquio precoce.

Ora non so se per fortuna o purtroppo non ho ricevuto il test.

Penso di poter sopravvivere al non rivedere Omino Bianco e a non poter lavorare con lui.

E a voi è mai capitato un colloquio lampo? O ad avere un colloquio sperando di non essere richiamate?

 

Disoccupata con Brio

 

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Per la serie lavori fantasiosi 1° puntata: CONTROLLORE DEGLI UFFICI HR

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Oggi vorrei inaugurare una serie di post sui lavoro fantasiosi che la mia mente partorisce nei momenti di disperazionoia.

I momenti disperazionoia sono quei momenti in cui ti annoi perché le tu faccende quotidiane son finite, che so far la spesa, desquamare il pesce rosso o cercare un contatto con forme di vita sconosciute. Insomma quando nemmeno il tuo gatto ha più voglia di ascoltarti, oppure sei presa in altre faccende ma la tua mente si fa viaggi assurdi, ecco in questi momenti mi vengono in mente lavori non sempre utili e soprattutto non sempre sensati.

Il primo del quale vorrei parlarvi è il controllore degli uffici HR, le risorse umane per intenderci. Solo che HR fa più figo, come store manager invece di responsabile del punto vendita o visual invece di vetrinista…..chissà perché sembra che un lavoro diventi più figo se lo dici in inglese, non lo capirò mai.

Comunque torniamo al mio nuovo lavoro.

Vi spiego come funziona, fingiamo che ho un’azienda, abbastanza grandina, perché se non l’ufficio HR non sanno nemmeno cosa sia. Ecco io sono titolare dell’azienda e voglio sapere come i miei dipendenti svolgono il loro lavoro. Assumo un controllore HR il quale fingerà di avere un colloquio con il personale addetto a questa mansione e cercherà di metterlo in difficolta per saggiare le sue conoscenze e capacità di risolvere eventuali problemi al momento dello stesso e ovviamente per rendermi conto se il suddetto ha le capacità umane di dialogare con le persone e capire quando queste mentono.

A colloquio finito il Controllore delle risorse umane chiama me titolare dell’azienda e mi fa una breve relazione su chi e come si è comportato.

Trovo sia un’idea geniale la mia, o forse no, in ogni caso è stata utile per passare 20 minuti in macchina. Stavo andando a fare delle ore di ricerca attiva con la mia Operatrice. Quando le ho detto di questa mia ideona non mi è sembrata molto convinta, chissà perché..

Sono l’unica ad avere di queste idee geniali o anche voi nei vostri momenti di disperazionoia avete delle epifanie come le mie? Oppure no?

 

Disperata con Brio

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Illusioni infrante

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Circa tre anni or sono ero riuscita ad avere un contratto semestrale con una grande azienda di fai da te.

Potete immaginare la mia felicità, insomma dopo tre anni di quasi niente di serio finalmente qualcosa sembrava muoversi.

Ovviamente avevo trovato lavoro a Molto Molto Molto Lontano, ma pazienza, quando si ha disperatamente bisogna va bene qualsiasi cosa (purché onesto) e in qualsiasi luogo.

Quindi facendo i salti mortali in quanto non ancora Catorcia (per chi non lo sapesse la mia macchina) munita e senza mezzi pubblici che raggiungessero il luogo di lavoro mi sono dovuta affidare a vari passaggi…insomma tra mille peripezie e sacrifici, non solo miei, sono sempre andata al lavoro e puntuale.

Il lavoro di per sé non era niente di particolare, per lo più si trattava di stare in cassa.

Va bene non era il mio lavoro, ma chissene, mi pagavano e finalmente potevo iniziare a sperare in un po’ di stabilità e sicurezza.

L’ambiente era amichevole. Portavo spesso dei dolcetti ai miei colleghi per dimostrare la volontà di integrarmi in quanto ultima arrivata.

Non ci crederete ma ho anche sventato il furto di due trapani.

Un tizio si era presentato in cassa sostituendo le etichette di due trapani abbastanza costosi con le etichette di due avvitatori. No, no, non si fanno queste cose.

La parte imbarazzante sono stati i complimenti e gli elogi dopo, ho un po’ pensato fosse un’esagerazione, alla fine quello era anche il mio lavoro. Ma riflettendo tra me e me pensavo che forse questo avvenimento fosse un punto in più per un rinnovo del contratto.

La settimana prima del termine mi chiamano in direzione per dirmi di che morte morire. E qui tanti complimenti per il mio operato nei mesi trascorsi, per aver sventato il furto per come mi ero integrata con i colleghi. Si, grazie, ma il contratto lo rinnoviamo o no?

Mi dicono che il contratto sarebbe stato rinnovato di un solo mese, in quanto 15 giorni dopo la nuova scadenza del mio contratto sarebbe entrata in maternità una collega e mi avrebbero reinserito come sostituzione maternità.

Non è un indeterminato, ma quanto meno mi assicurava un altro annetto di lavoro e chissà cosa poteva succedere.

Arriva il mio ultimo giorno di lavoro, io mi sciolgo in lacrime perché non ditelo a nessuno ma sono una sentimentale sotto la scorza dura di disoccupata in carriera.

Vengo rassicurata che 15 giorni dopo sarei tornata al mio posto di lavoro, mi dicono ti lasciamo anche le divise e le scarpe antinfortunistica. Inutile, dicono, prenderle per riconsegnartele 15 giorni dopo.

E ora dico, anche voi come me, davanti a tutto questo non vi sareste sentiti fiduciosi?

Restiamo d’accordo per una telefonata la settimana successiva per comunicarmi gli orari del turno settimanale.

Torno a casa, triste si, ma allo stesso tempo sollevata.

Aspetto. Aspetto. Aspetto. Aspetto. Aspetto. Aspetto. Aspetto. Aspetto. Aspetto. Aspetto.

Aspetto. Aspetto. Aspetto. Aspetto. Aspetto. Aspetto. Aspetto. Aspetto. Aspetto. Aspetto.

Ecco sono tre anni che aspetto.

Quando ho chiamato la mia responsabile si è data assente, non ho mai avuto nessuna spiegazione.

Ho saputo da ex colleghe che al mio posto sono state prese due ragazze giovani, a tempo indeterminato grazie a degli incentivi regionali riguardanti i giovani.

E questo lo posso anche al limite capire, un’azienda o un imprenditore fa quello che più gli conviene.

Ma, perché un ma c’è, un ma grande come l’assoluta mancanza di rispetto verso un lavoratore che è anche un essere umano con i suoi problemi, le sue speranze e le sue illusioni.

E se queste illusioni e speranze le alimenti proprio tu datore, devi almeno avere la coscienza e il rispetto, e diciamolo, anche le palle di dire che per vari motivi hai cambiato idea. Non si può illudere una persona e sparire. Non è serio e vi assicuro che quella di cui parlo è un’azienda importante a livello internazionale.

E’ vero non c’era niente nero su bianco, ma la parola non vale davvero più niente?

Siamo diventati così poveri di principi che quando diamo la nostra parola siamo forti del fatto che non è impugnabile se non moralmente e quindi di conseguenza non abbiamo una morale?

In altri tempi la parola e la stretta di mano di una persona erano qualcosa di valore.

Un tempo la reputazione di una persona si misurava anche da quanto era fedele alla parola data.

Davvero non ci importa più di tutto questo?

Per quel che mi riguarda cerco di mantenere sempre quello che dico e se proprio non posso almeno di dare una spiegazione, e di scusarmi quando sbaglio, in generale.

Ammetto che a distanza di tre anni questa delusione mi brucia ancora molto. L’ho vissuta e la vivo ancora oggi male quando ci penso. Mi sono sentita tradita, non solo come lavoratrice ma proprio come persona visto che questa azienda si faceva vanto del rapporto umano che instaurava con i propri dipendenti.

Ma è acqua passata.

E voi quando siete stati traditi o illusi lavorativamente? Avete voglia di condividere le vostre esperienze?

Disoccupata con Brio

 

Chi ti manda…

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Progetto women@work in collaborazione con http://www.photorevoice.eu/it/.

o chi la manda? Mi trovo a vivere in una realtà abbastanza particolare, ma credo questa condizione sia estendibile a molte altre parti d’ Italia se non del mondo.

Parlo della realtà della raccomandazione. Come dicevo, dove mi sono trovata ad abitare è quasi impossibile trovare lavoro a meno che tu non sia la figlia della cugina della zia della cognata del genero di millantesimo grado del vicino di casa del signore che abita di fronte alla casa della Signora Peppina (che è quella che fa il caffè, la ricordate anche voi?)

E tu poveraccia senza raccomandazione puoi fare tutti i colloqui che vuoi ma se non conosci il vicino di casa che abita di fronte alla Signora Peppina al massimo potrai avere un caffè!

E’ davvero molto triste e frustrante senza tralasciare penalizzante come situazione. E io fatico a capirne la motivazione, davvero conviene assumere qualcuno amico/figlio di ..onestamente credo non lo farei, ma non perché io sia proprio la persona migliore del mondo ma solo mi viene da pensare: se la raccomandata di turno poi si rivela incapace ma è figlia di tale amico rischi non solo di offrire un servizio non adeguato nella tua attività ma anche di rovinare l’amicizia con l’amico offeso dall’essere messo di fronte al fatto che non è solo colpa della crisi se la figlioletta non viene assunta ma anche della incapacità di quest’ultima.

E quindi perché è così difficile trovare lavoro senza une pedata nel deretano?

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Forse la gente non si fida e si pensa di avere una certa sicurezza in più con chi si “conosce” o almeno si pensa di conoscere. Io non lo so, mi dispiace però essere consapevole che è più facile trovare lavoro con la famosa spintarella invece che per le capacità che si potrebbero dimostrare o per le esperienze acquisite negli anni.

Come dicevo dove vivo, una realtà abbastanza piccola, è praticamente impossibile trovare lavoro se non conosci qualcuno. Ma non è diverso nelle grandi città. Ammetto che a me non è mai successo ma giusto qualche giorno fa una delle mie più care amiche mi ha raccontato di una situazione del genere. Lei è stata lasciata a casa mentre la fidanzata di tal dei tali è stata assunta, e io ho lavorato con questa ragazza e ci metterei la mano sul fuoco riguardo le sue capacità. La cosa più triste è che la ragazza assunta era ben consapevole di esserlo non per merito ma per conoscenza, e come ci si sente in questi casi?

Perché se è vero che essere scartate per insufficienza di raccomandazioni non è bello non lo è nemmeno la consapevolezza di essere prese solo grazie a queste ultime.

Come è sapere che non sono state le nostre qualità? credo sia altrettanto frustrante, certo poi bisognerebbe dimostrare che oltre la raccomandazione c’è di più, anche se spesso forti della sicurezza della spintarella ci si adagia sugli allori.

Ma siamo del tutto onesti, davvero noi disoccupate di lunga data non la vorremmo la raccomandazione? davvero dopo una carriera lavorativa lunga quasi quanto quella di disoccupate, prese dalla frustrazione di non trovare niente non accetteremmo la spintarella anche noi?

Sono onesta dopo 6 anni di disoccupazione mi farei anche raccomandare pur di trovare lavoro, fermo restando che non è eticamente giusto.

E voi, colleghe disoccupate, raccomandazione o disoccupate for ever?

 

Disoccupata con Brio

 

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Ma allora esistono…

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come anticipato qualche tempo fa sono in periodo di colloqui. Ma un periodo pieno pieno come le primule nei campi, a tal proposito qualcuno ha mai mangiato l’insalatina di primule? È fantastica…

In ogni caso non era di questo che volevo narrarvi oggi, ma di un fatto curioso che mi è successo. Quando ormai non credevo esistessero più, quando iniziavo a credere che nemmeno io ne avevo mai affrontato uno e anzi era tutto frutto della mente malata di una disoccupata professionista, insomma quando ero ormai certa che fosse una leggenda metropolitana…ecco che capita: un colloquio normale.

Si lo so, non mi credete, e se torno indietro a quel momento fatico a crederci anche io. Ma giuro è successo. (pausa per metabolizzare l’evento, quando vi sentite pronti ad affrontare il racconto potete andare avanti).

Ecco i fatti così come sono accaduti.

Mi avevano dato appuntamento prima di Pasqua quindi avevo avuto tutto il tempo per i miei film mentali, per stalkerare. Insomma le solite cose che faccio per prepararmi al colloquio. Stalkerando oltre a fatti inerenti all’azienda non avevo trovato niente, e io volevo sapere che faccia avrebbe avuto colei la quale avrei avuto di fronte, ma niente, pazienza.

Mi presento al giorno stabilito puntuale come le cartelle di Equitalia. La sede del colloquio era a Molto Molto Molto Lontano, ma non importa io ho sempre Ciuchino che mi fa compagnia.

Attendo giusto quei 5 minuti nei quali posso torcermi le budella ancora un po’ e mi trovo davanti una donna di circa la mia età con un grazioso abito nero con la gonna a palloncino, calze coprenti nere e una bella coda di cavallo. Sobria, ma non troppo come l’azienda per la quale lavora. Mi piace, ma non mi faccio ingannare dall’apparenza io, sono una disoccupata professionista.

Mi fa strada per farmi accomodare in un ufficetto e sorpresa delle sorprese c’è un uomo camicia aperta stile Miami vice e abbronzatura, si alza e mi stringe la mano e quasi credo di essergli già antipatica e che voglia staccarmela invece mi sorride, anche amichevole, si presenta come area manager perché capo area non ci piace proprio….insomma ci accomodiamo tutti.

Ma già apprezzo che l’ufficio risorse umane e il capo area tengano il colloquio insieme.

Una volta seduti come da prassi mi chiedono di raccontargli tutte le mie esperienze quindi parto, ormai ho il discorso preparato e lo recito tranquilla, alla fine li guardo e loro mi guardano. Attimo di silenzio imbarazzante. Quindi ripeto e questo e tutto. Loro mi dicono bene bene, e mi fanno un po’ di domande personali, ma con un senso, anche di tipo anche umano. Sapete quelle domande dove ti chiedono qual è stata l’esperienza migliore ( lavorativamente parlando…maliziosi!),cosa farei il primo giorno di lavoro, cose così. Mi rendo conto che cercano davvero di capire chi hanno davanti, chi è Disoccupata con Brio oltre al CV. Perché come tutti i disoccupati, non sono solo esperienza scritta, in maniera sintetica, fredda e professionale sul mio Cv. Siamo anche esseri umani, e in quanto tali con un bagaglio di vita che va al di là del lavoro e che nolenti o volenti ci portiamo sempre e comunque dietro in ogni momento.

Apprezzo molto anche questo.

Mi chiedono se so cosa vende la loro azienda, la so, la so…mi sono preparata, e sembrano stupiti da questo. Punto a mio favore. Palla al centro.

Ogni tanto Miss Gonna a palloncino e Mr. Miami mi guardano in silenzio, io li guardo a mia volta e sorrido.

Comunque il colloquio scorre via veloce, anche in maniera piacevole, alla fine ci facciamo anche quattro risate.

Mi salutano dicendo che sia in caso di esito negativo che positivo avrei saputo qualcosa in capo a 7-10 giorni.

Ringrazio, saluto, mi impapero per uscire e quindi mi scuso.

Salgo in macchine, delusa da non aver trovato i soliti esempi di strana umanità con i quali sono solita fare i colloqui e quindi non aver niente di divertente da scrivere.

Bisogna trovare il lato positivo di fare tanti colloqui.

Però ci penso, e la parte divertente di cui parlare è proprio questa e cioè che ci sono ancora aziende che fanno colloqui seriamente.

Forse non mi assumeranno (quasi sicuramente) ma la soddisfazione che qualcuno di ancora professionale e che non si inventa di saper fare un lavoro dal giorno alla notte esiste è confortante.

E voi, colleghi disoccupati state facendo qualche colloquio? Avete trovato gente strana o avete avuto finalmente la fortuna di un colloquio normale?

A presto.

Dimenticavo…domani 5 Aprile alle h.10 circa sarò in diretta a Radio Vicenza..per chi volesse avere il brivido di sentire la mia vocetta…vi aspetto.

Disoccupata con Brio

 

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Contatti Alieni…

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Qualche giorno addietro mi contatta su un social al quale sono iscritta, come Disoccupata con Brio, una persona.  Mi contatta tramite messaggio e si firma con nome, cognome e numero di telefono…e il pin del bancomat, no?

Mi dice che, il mio contatto potrebbe tornargli utile per un progetto lavorativo. Perfetto penso. Ringrazio. E visto che prima di essere disoccupata sono femmina sono ovviamente curiosa come una scimmietta…(se avessi scritto scimmia mi avreste immaginata pelosa e saltellante….).

La persona in questione mi risponde, cito: “Quando parlo di lavoro, non voglio perder tempo e di conseguenza quando mi presento con nome e cognome e n.ro di Tel (cioè sempre) gradisco che anche il mio interlocutore chiunque sia, faccia lo stesso nei miei confronti (pure che questa persona abbia o meno brio) 😉  Comunque cerco, tra le diverse figure professionali, un/una Blogger”.

Mi sono scusata con la persona dicendo che non volevo essere maleducata ma visto che scrivo di colloqui fatti da me personalmente e con persone reali, che hanno aziende o lavorano per aziende, sono propensa a mantenere un certo anonimato fin tanto che mi è possibile, ovviamente questo non diminuisce in alcun modo la mia professionalità.

Se la proposta poteva interessarmi avrei rivelato nome e cognome…ma così al primo contatto non ne vedevo motivo.

Mi ha risposto un po’ offeso o almeno a me così è sembrato, che rispettava ma non condivideva il mio atteggiamento. E ha concluso il messaggio con un laconico: “saluto”.

Ora è vero che le opportunità capitano quando capitano e quando meno ci si aspetta…insomma quando ormai rassegnati si smette di crederci e cercare. Ma davvero, presi per la disperata ricerca di un lavoro, qual si voglia esso sia, bisogna sempre cedere alle richieste di chi è dall’altra parte?

Non lo so, ammetto però di non essermela sentita di rivelare chi sono, infondo non avevo la certezza di chi avevo dall’altra parte.

Forse ho sbagliato, ma credo che se fosse stato davvero interessato al mio “lavoro” come blogger non gli sarebbe interessato più di tanto, almeno inizialmente sapere nome e cognome.

Ci ho pensato tanto, sempre per via dei miei film mentali, ma diversamente da molte altre occasione nella vita non mi sono pentita della scelta fatta, almeno per ora.

Giusto il giorno dopo, sono stata contattata da tutt’altra figura professionale e per tutt’altra proposta. Anche questa persona si è presentata con nome o cognome, ma non ha preteso da me lo stesso, anzi mi ha assicurato, in ogni caso l’assoluto anonimato qualora lo volessi.

Allora, forse, la mia presa di posizione se così vogliamo chiamarla non era del tutto sbagliata.

La vita di una disoccupata è spesso vincolata allo scendere a compromessi, anche quella di un lavoratore….beh diciamo quella di qualsiasi essere umano in generale, ma visto che io di lavoro parlo mi limito a disquisire di compromessi lavorativi.

Quando è giusto accettarli? E fino a che punto? Nella disperazione e desiderio e necessità, diciamolo, di avere un lavoro è giusto accettare qualsiasi cosa?

Non parlo del compromesso di accettare un lavoro, ad esempio, che non piace o per il quale non abbiamo studiato. Credo che qualsiasi disoccupato-professionista che ha l’effettiva necessità di lavorare accetterebbe qualsiasi lavoro purché onesto. Ma diciamolo, esiste la categoria dei disoccupati-schizzinosi i quali non accettano questo o quel lavoro perché non alla loro altezza o all’altezza che credono di aver raggiunto. Io sono decisamente bassa, quindi non ho problemi. E poi si lamentano, no, quelli non li considero miei colleghi disoccupati.

Se ci penso, il compromesso più gravoso che ho accettato, è stato quando ho detto sì a uno stipendio nettamente inferiore per un numero infinitamente superiore di ore, ma appunto mi serviva un lavoro.

E voi, cari colleghi disoccupati, quali compromessi avete accettato? O non avete accettato? Di cosa vi siete pentiti? Lavorativamente parlando….o facciamo la posta del cuore di Cioè…

Disperata con Brio

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Come sopravvivo dalla Telefonata al Colloquio

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Oggi pensavo ai colloqui fatti nella mia esistenza.
Come già detto erano tre anni che non avevo colloqui più o meno normali. Ovviamente quando mi hanno contattato telefonicamente non ricordavo assolutamente il nome dell’azienda, la posizione, i perché e i percome la vita mi avesse mandato sulla strada questa telefonata.
Ammettete anche voi, nel fottio di Cv inviati non ci si ricorda tutte le aziende alle quali lo si manda. E ammettete che quando vi chiamano fingete di ricordare, che quello è l’unico Cv inviato perché quella è l’unica azienda per la quale smaniate, desiderate, bramate fino allo spasmo di lavorare? Sono sicura di non essere l’unica!
Del resto quando si è Disoccupate professioniste, professioniste con brio o meno, quello che si fa è inviare Cv a tappeto, come se non ci fosse un domani, come una ragione di vita, come unica speranza nel domani…. e forse dopo averne inviato una cinquantina qualcuno ci chiama. E allora come biasimarci, noi disoccupati professionisti, se non ricordiamo l’azienda tal dei tali alla quale il Cv magari è stato inviato mesi orsono…
In ogni caso la telefonata per fissare il colloquio è sempre una gioia, quando vedo un numero sconosciuto sul display mi emoziono come davanti ai regali sotto l’albero di Natale da bambina. La curiosità mi fa sentire le farfalle nello stomaco come davanti all’amato bene.
E quando rispondi la telefonata è più o meno così.
– “ Buongiorno sono CicciaCosa dell’azienda Tal dei Tali (detto alla stessa velocità di quando nelle pubblicità dicono :puòavereeffetticollateraligravileggereattentamenteilfogliettoillustrativo). Lei è Disoccupata con Brio?”
– “ Buongiorno, si sono io!”
– “ La chiamo perché ho ricevuto il suo Cv “.
-“ Si ricordo( come no…ma chi se lo ricorda).”
-“Attualmente è disponibile (attualmente? sono 6 anni che sono disponibile)”
-“Si “
-“Sarebbe disposta ad un colloquio conoscitivo?”
E da qui ci si mette d’accordo su indirizzo, luogo, ora e referente del quale domandare.
Ora, mi ha insegnato la mia Operatrice, bisogna tirar fuori il detective che è insito in ognuno di noi.
Leggi anche: STALKERA PESANTEMENTE OGNI INFORMAZIONE CHE HAI, ovvero, cerca on-line, su facebook, ovunque.
Partire avvantaggiati è un punto a nostro favore, o almeno io mi convinco che la mia ansia da prestazione da colloquio si affievolirà sapendo che faccia ha la persona che mi troverò davanti.
Il dramma nasce quando non trovi niente in rete, perché può essere. Io in questo caso mi affido alle amorevoli cure della mia amica Ingegnera Creativa.
Lei ha questa capacità di calmare le mie ansie, se potessi la porterei sempre con me ad ogni colloquio.
Fatto atto di stalkeraggio, bisogna controllare il tragitto. Ultimamente mi capitano colloqui per aziende le quali hanno la sede amministrativa a Molto Molto Molto Lontano…e mentre vado in genere ho Ciuchino nel sedile posteriore che mi chiede imperterrito ogni 15-20 secondi : ”siamo arrivati?” – “NO” – “E adesso?” – “NO!” questo in un loop infinito fino all’arrivo…ma forse sento solo le voci perché la disoccupazione oltre che briosa mi rende pazza.

shrek
Insomma prepararsi ad un colloquio non è semplice, è un lavoro nel lavoro di disoccupata. Tutta questa preparazione spesso è sprecata perché alla fine non otteniamo niente di più che un le faremo sapere.
Essere certa di aver comunque dato il massimo ed essermi preparata nel migliore dei modi mi rende soddisfatta in ogni caso…. no, non è vero, io voglio quel cavolo di posto di lavoro e sono stufa di far colloqui invano. Partendo da casa con Ciuchino sapendo già in cuor mio che preferiranno qualcuno che non sono io. Questo spesso a discapito di capacità e professionalità.
Ma no, dai, bisogna pensare con brio che ogni colloqui è potenzialmente quello giusto e quindi mentre aspetto il giorno e l’ora X mi piace illudermi che sarà la volta buona, che potrei organizzarmi in questa o quella maniera e che finalmente avrò queste o quelle possibilità.
Si è per caso capito che ho colloqui in vista?
Mi chiedo, solo io mi preparo così? O anche voi, miei colleghi disoccupati, fate lo stesso? Avete altri modus operandi per prepararvi al fatale appuntamento che vi cambierà la vita? Sono curiosa.

Disoccupata con Brio

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